La customizzazione è ormai diventata una parola chiave in numerosi settori, dall’industria ai servizi, fino alla chirurgia. “Grazie alle innovazioni tecnologiche e ai progressi della ricerca, gli interventi stanno diventando sempre più personalizzati in base alle specifiche esigenze funzionali dei pazienti, alla loro età e al loro stile di vita”, spiega Stefano Zaffagnini, professore ordinario di Ortopedia e Traumatologia presso la facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Bologna e direttore della II Clinica - Ortopedia e Traumatologia dell'Istituto Ortopedico Rizzoli nel capoluogo emiliano.
Punto di riferimento a livello nazionale e internazionale, Zaffagnini si occupa di patologie e interventi complessi, vantando una lunga esperienza nel trattamento di atleti e in ambito sportivo.
“Serve un vero e proprio cambio di paradigma nella medicina: l’obiettivo deve essere quello di offrire alle persone una qualità della vita sempre migliore”, continua Zaffagnini. “In quest’ottica, la chirurgia più innovativa in campo ortopedico e traumatologico si sta evolvendo verso lo sviluppo di interventi alternativi alle tradizionali protesi in metallo, le quali sono indicate soprattutto per persone di età superiore ai 75 anni. Per i pazienti più giovani, invece, è possibile pianificare interventi differenti, che offrono risultati più soddisfacenti e permettono di mantenere una migliore funzionalità articolare”.
La ricerca sui materiali gioca un ruolo fondamentale in questa evoluzione. Le protesi più innovative saranno realizzate in Peek (polimero termoplastico ad alte prestazioni), un materiale biocompatibile, più leggero ed elastico rispetto al metallo. I trattamenti combinati, che puntano a mantenere la funzionalità articolare e a correggere le problematiche in un’unica fase, sono l’essenza della customizzazione dell’intervento.
È possibile, per esempio, associare l’osteotomia, in cui l’osso viene tagliato e riallineato, all’ortobiologia, un approccio terapeutico innovativo che favorisce la rigenerazione biologica del tessuto anziché la sua sostituzione. Inoltre, si possono integrare tecniche come il trapianto meniscale e il resurfacing della cartilagine articolare.
Uno dei principali ambiti di specializzazione di Zaffagnini è la lesione del crociato anteriore, che è una delle patologie più comuni tra i giovani sportivi. “Il rischio di una recidiva fino a qualche anno fa era piuttosto elevato, con tassi che arrivavano al 10-15%. Oggi, grazie alle nuove metodologie come l’associazione di plastiche laterali per aumentare il controllo delle rotazioni del ginocchio, siamo riusciti a ridurre questo rischio al 3-4%”, afferma Zaffagnini. Tra i vari fattori analizzati, uno dei più rilevanti è l’aspetto anatomico del paziente, in particolare l’inclinazione dello slope tibiale, che, se corretta, può ridurre notevolmente il rischio di fallimento della ricostruzione del legamento crociato anteriore.
L'osteotomia tibiale valgizzante è un altro intervento di riallineamento degli arti che può essere una valida alternativa alla protesi di ginocchio, soprattutto in pazienti giovani, con una malattia meno grave e un maggiore livello di attività fisica. “Questa soluzione si adatta particolarmente bene agli ex sportivi di alto livello, in genere dai 35-40 anni in poi, e risulta ancora più efficace se associata al trapianto di menisco”, precisa Zaffagnini.
Un aspetto fondamentale di queste innovazioni è l'uso della computerizzazione, che consente di pianificare l'intervento in modo estremamente preciso. Grazie alla ricostruzione tridimensionale delle ossa, è possibile fare una scelta mirata che garantisca il miglior risultato possibile per ciascun paziente. La tecnologia permette di personalizzare l'intervento, minimizzando i rischi e ottimizzando i tempi di recupero.
E per quanto riguarda il recupero post-operatorio? “Con la protesi tradizionale, grazie ai metodi fast track, la ripresa è generalmente molto rapida, avviene in pochi giorni. Tuttavia, per gli interventi di sostituzione biologica articolare, il recupero è più lento e richiede almeno 30 giorni, ma consente una rigenerazione biologica che porta a un recupero funzionale più soddisfacente, con la sensazione di mantenere il proprio ginocchio.”
Infine, il team di Zaffagnini al Rizzoli sta portando avanti un progetto di customizzazione delle protesi di ginocchio specifiche per ogni paziente, che ha come obiettivo non solo il miglioramento della qualità della vita del paziente, ma anche la valutazione dell’impatto che tali innovazioni potrebbero avere sul Sistema Sanitario Nazionale. “Purtroppo, i miglioramenti in sanità comportano dei costi, che potrebbero influire sulla spesa pubblica nazionale. È fondamentale trovare un equilibrio che permetta di implementare queste tecnologie senza compromettere la sostenibilità del sistema sanitario”.